“Ottenuto da olive italiane”, “ottenuto da olive coltivate in Italia” o “100% da olive italiane”. Una di queste diciture garantisce dal 1° luglio l'olio extravergine di oliva made in Italy.
Per gli altri oli si dovrà indicare se si tratta di 'miscele di oli di oliva comunitari' o di "miscele di oli di oliva non comunitari"; o se in un olio ci sono olive europee e non, greche e tunisine ad esempio.
La nuova norma europea (Ce) n.182 del 6 marzo 2009, che obbliga a indicare in etichetta la provenienza delle olive impiegate per produrre l’olio vergine ed extravergine di oliva in commercio è un primo passo avanti nella garanzia di trasparenza e correttezza di prezzo ma tutela solo in parte la produzione degli oli nostrani. Cerchiamo di spiegarne la ragione.
Quest'obbligo, in realtà consente a produttori comunitari - ad esempio gli spagnoli proprietari di diversi marchi italiani (Sasso, Bertolli, Carapelli) di produrre in Italia con olive italiane, greche, spagnole, olio extravergine che possono etichettare come 'made in Italy' segnalando che si tratta di ' miscele oli di oliva comunitari' e piazzarlo sugli scaffali esteri come prodotto italiano rimanendo in regola con la normativa europea.
Al consumatore diamo due consigli: soffermarsi sul costo perchè un olio prodotto con 'miscele di oli di oliva comunitari' o 'non comunitari' separati o mescolati può costare anche 1 euro e mezzo al litro mentre quello "100% da olive italiane" non potrà costare meno di 6 euro; il secondo suggerimento: andiamo al supermercato con gli occhiali, ci scommettiamo: le diciture della provenienza delle olive saranno scritte in caratteri piccolissimi magari dietro alla bottiglia, mentre davanti ben evidente sullo scaffale vedremo la scritta 'Made in Italy'.